Verso la vita
(Les Bas-Fonds, Francia/1936) di Jean Renoir (90') | Verso il cinema ritrovato
Regia: Jean Renoir. Soggetto: dalla piéce omonima di Maksim Gor’kij. Sceneggiatura: Jacques Companeez, Evgenij Zamjatin, Charles Spaak, Jean Renoir. Fotografia: Fédote Bourgasoff, Jean Bachelet. Montaggio: Marguerite Renoir. Scenografia: Hugues Laurent, Eugène Lourié. Musica: Jean Wiener. Interpreti: Jean Gabin (Vas’ka Pepel), Junie Astor (Natasha), Suzy Prim (Vassilissa Kostyleva), Louis Jouvet (il barone), Vladimir Sokoloff (Kostylëv), Jany Holt (Nastia), André Gabriello (amministratore), Robert Le Vigan (l’attore alcolizzato), Henri Saint-Isle (Klestch). Produzione: Alexandre Kamenka per Films Albatros. Durata: 93’
Copia proveniente da Gaumont. Restaurato in 4K nel 2020 da Gaumont presso i laboratori L’Image Retrouvée (Paris), Éclair Classics e L.E. Diapason. Con il sostegno di CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée
Dopo l’opera collettiva La Vie est à nous e l’allora incompiuto Partie de campagne, questo adattamento dell’opera teatrale del 1902 di Gor’kij Bassifondi (Na dne) fu il terzo film diretto da Renoir nell’annus mirabilis 1936 e venne realizzato su incarico del produttore Kamenka, un émigré russo. Renoir non usò la sceneggiatura (che sembra essere perduta) scritta dal romanziere recentemente emigrato Evgenij Zamjatin e scelse di non riprodurre fedelmente l’ambientazione russa. “Come possiamo accettare Jouvet nei panni di un alto funzionario zarista” scrisse in seguito André Bazin, “o credere che l’impertinenza parigina di Gabin mostri l’‘irrequietezza dell’anima russa’? O scambiare le rive della Marna per quelle del Volga? Ma la faccia tosta di Renoir consiste proprio in questo”.
Come opera corale, Verso la vita di Renoir si rivela un precoce esempio del suo Petit Théâtre, in cui gli attori sono spinti al limite del loro talento e recitano come se gli strumenti della loro orchestra non fossero stati accordati: il grande Le Vigan, genio e pazzo, che interpreta un ‘attore’ alcolizzato che gioisce al suono di parole come “organisme” o “sicambre”; il cosmopolita, stanislavskiano Vladimir Sokoloff; il comico tipicamente francese Gabriello; alcuni membri della troupe teatrale di sinistra Groupe Octobre e della compagnia stabile dello stesso Renoir, come l’acrobatico Maurice Baquet… Senza lasciarsi scoraggiare da un litigio con Sylvia Bataille in Partie de campagne, Renoir si gode perfino la mediocrità della sostituta Junie Astor, per non parlare di Suzy Prim. Ma naturalmente il miracolo di Verso la vita nasce dal primo dei suoi quattro incontri con Jean Gabin e dei due con Louis Jouvet, che avvolge in una coreografia di movimenti di macchina, e dall’amichevole contrasto tra i due personaggi che gli stanno più a cuore: il criminale e l’aristocratico.
Nonostante il successo riscosso all’epoca (ricevette il primo Prix Louis-Delluc), Verso la vita è tutt’altro che un capolavoro ‘classico’ ed è stato ostinatamente sottovalutato. Forse il rifiuto di Renoir di tutte le regole e le convenzioni drammatiche era – per una volta – non in anticipo sui tempi, ma in sintonia con essi: anno uno (e unico, o quasi) del Fronte Popolare.
Bernard Eisenschitz