The Misfits
(USA/1961) di John Huston (125')
Fa parte de Il Cinema Ritrovato 2020
Arthur Miller cominciò a scrivere il treatment di The Misfits all’inizio del 1958 su misura per sua moglie Marilyn Monroe, adattando il proprio racconto The Mustangs. Quando nel luglio del 1960 cominciano le riprese, c’è nell’aria un clima di isterismo da grande film. […] Le ragioni dell’euforia isterica non mancano. Clark Gable, seriamente malato di cuore, ritiene di avere per le mani la parte migliore della sua carriera, e che potrebbe essere l’ultima. Dopo aver dato in A qualcuno piace caldo la piena misura del suo talento di commediante, Marilyn Monroe si trova per la prima volta in un film scritto espressamente per lei che dovrebbe consacrarla definitivamente come attrice drammatica, mentre per Miller The Misfits potrebbe essere la giustificazione, e il risarcimento, di cinque anni di inattività letteraria. […] The Misfits è uno dei film più hustoniani che Huston abbia mai diretto. […] È una trenodia sulla fine dei cavalli nell’America che cambia (Huston: “Viviamo in una società dove i cani mangiano i cavalli”). Ed è ancora una volta la storia di una piccola comunità di sbandati, tre uomini e una donna. Tipici eroi hustoniani, sono personaggi dominati da un mito, la libertà, il cui primo corollario è l’in stancabile volontà di indipendenza dalla società, dalle sue leggi, costrizioni, tabù. Una frase ritorna ne film cosi spesso da diventarne un motivo conduttore ossessivo: “Meglio che stare sotto padrone!”. L’intrigo è semplice, una situazione più che un plot vero e proprio: l’incontro di Roslyn Taber, fulgida chicagoana in soggiorno temporaneo a Reno (Nevada) per ottenere il divorzio, con un terzetto di cowboys. Con questo quartetto Miller traccia un’analisi del malessere della società americana e della crisi dell’istituto familiare, analisi che talora diventa una patetica meditazione sull’incomprensione e l’incomunicabilità nella vita di coppia. The Misfits è anche un ritratto letterariamente obliquo di Marilyn Monroe che Miller ha tracciato sul vivo e che Huston trasforma in un documentario sull’attrice nel senso in cui À bout de souffle è un documentario su Belmondo. […] Tutto il film, d’altronde, acquista retrospettivamente l’inquieto fascino di un gioco della verità in cui è difficile discernere il confine che separa la realtà dalla finzione, la vita dalla sua rappresentazione: è l’apoteosi di Gable che morì undici giorni dopo la fine delle riprese; la separazione di Marilyn Monroe da Miller, preludio della sua tragica fine, è iscritta in filigrana nel film.
Morando Morandini, John Huston, Il Castoro, Milano 1996
Introduce Angela Allen (segretaria di edizione del film) e, in video, Anjelica Huston
Versione originale con sottotitoli
In caso di pioggia, la proiezione si sposterà al Teatro Manzoni, Cinema Arlecchino e Cinema Jolly