copertina di The French Dispatch
29 luglio 2023, 21:45
@ Piazza Maggiore

The French Dispatch

(USA-Germania/2021) di Wes Anderson (108')

Regia e sceneggiatura: Wes Anderson. Soggetto: Wes Anderson, Roman Coppola, Hugo Guinness, Jason Schwartzman. Fotografia: Robert Yeoman. Montaggio: Andrew Weisblum. Scenografia: Adam Stockhausen. Musica: Alexandre Desplat. Interpreti: Bill Murray (Arthur), Owen Wilson (Herbsaint), Benicio del Toro (Moses), Léa Seydoux (Simone), Tilda Swinton (J.K.L. Berensen), Frances McDormand (Lucinda), Timothée Chalamet (Zeffirelli), Christoph Waltz (Paul), Jeffrey Wright (Roebuck Wright), Mathieu Amalric (commissario) Willem Dafoe (Albert), Edward Norton (Chauffeur). Produzione: Wes Anderson, Steven Rales, Jeremy Dawson per American Empirical Pictures, Indian Paintbrush. Durata: 108’
Copia proveniente da Disney Italia


La mia intenzione non era scrivere una lettera d’amore al giornalismo, ma raccontare un mondo che amo. L’ispirazione nasce dal “New Yorker”, che leggevo già quando ero ragazzino, poi ho cominciato a interessarmi a tutta la realtà che stava dietro questa rivista e a studiarla per capire come fosse la redazione, come venisse fatta questa pubblicazione, quali fossero tutti i personaggi che animavano la redazione. La prima cosa che mi ha attirato sono stati i racconti brevi che tradizionalmente erano proprio all’inizio della rivista.


Gli spunti sono sempre casuali. Un giorno stavo guardando L’oro di Napoli di Vittorio De Sica e ho pensato che sarebbe stato bello costruire un film a episodi, esattamente come quello. Così ho cominciato a lavorare alla sceneggiatura su una struttura di quel tipo. Ho sempre amato il cinema antologico che in Italia maestri come Fellini, Visconti e Pasolini hanno portato ai massimi livelli. Volevo fare qualcosa di simile.
Wes Anderson. Ad oggi The French Dispatch è forse il miglior film di Wes Anderson. Senz’altro è il più compiuto. Ed è un film d’azione, considerato tutto il suo stravagante humor, un grande film d’azione, anche se il modo in cui Anderson mette in scena l’azione è diverso da quello di ogni altro regista. I suoi film si basano sull’apparente paradosso tra la raffinatezza del suo stile e la violenza dei suoi soggetti. Si tratta di un elemento ancora più centrale in The French Dispatch per via dell’oggetto letterario: il titolo del film è anche il nome di una rivista immaginaria modellata esplicitamente sul “New Yorker” e alcuni dei suoi più celebri giornalisti. […]


The French Dispatch contiene una mole travolgente di dettagli. E questo vale per il décor e i costumi, la varietà di forme e tecniche narrative (live action, animazione, split screen, flashback e salti in avanti, per dirne alcune), la sua giocosa rottura della cornice narrativa con gesti riflessivi e vistose finzioni, i suoi dialoghi aforistici e sferzanti, la gamma di performance che in un attimo passano dal bizzarro scherzoso al disperatamente candido. Lungi dall’essere una confezione di bonbon o una vetrina inerte il film esplode e salta con un senso d’immediatezza e impulsività; la sceneggiatura ribolle per la gioia della scoperta e dell’invenzione. […] Anderson ha compreso che la raffinatezza dello stile può essere un modo per affrontare dall’esterno il potere del mondo con i propri imperativi personali. Come artisti del calibro di Ernest Hemingway e Howard Hawks, mette insieme la bellezza dell’eroismo e l’eroismo della bellezza.

Richard Brody