Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?
(Ita/1968) di E. Scola (128’)
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Prima di partire, Alberto tentò tutto, perché gli piaceva il film, gli piaceva lavorare con me - io come sceneggiatore avevo fatto con lui già una decina di film, e due come regista - e questa storia da girare in Africa a lui piaceva molto, ma diceva: "Non ce la possiamo girare tutta a Fiumicino? Prendiamo qualche nero e facciamo tutto qui". Perché lui era molto prudente, prevenu-to... igienista. Infatti poi quando riuscii a trascinarlo in Angola, che tra l'altro era in piena guerra civile, all'inizio non toccò cibo. Beveva solo l'acqua mi-nerale che ci eravamo portati dall'Italia. Poi passano sette o otto giorni e Alberto stava al centro di questa piccola tribù che avevamo raggiunto nel bush, dei boscimani mukubal che mangiavano in cerchio con al centro una grande caldaia piena di tapioca. Ognuno mangiava con le mani dallo stesso braciere. E Alberto era seduto tra loro e mangiava con loro! Questo faceva parte delle contraddizioni di Sordi. Lui una zona di paz-zia l'aveva, grazie a Dio... e si vede, anche! La sua pazzia quindi l'aveva anche portato ad adorare quella tribù, piena di bambini, tutti avvinghiati alle sue ginocchia, alle sue gambe. Al punto che poi, quando siamo par-titi, tutta la tribù - sessanta, settanta persone - venne all'aeroporto a salutare Alberto. E di loro iniziativa questi mukubal intonarono in coro: "Albe' nun ce lascia'!". E tutti gridavano, alzando le braccia. È stata l'unica volta, in tanti anni, che ho visto Sordi piangere.
Ettore Scola
A proposito di un film di Sordi e Manfredi sull'Africa, che mi è piaciuto per la giustezza di un'osservazione di fondo, questa: l'italiano, nella sua qualità di personaggio comico, è un tentativo della natura di smitizzare se stessa. Prendete il Polo Nord: è abbastanza serio preso in sé. Un ita-liano al Polo Nord vi aggiunge subito qualcosa di comico, che prima non ci aveva colpito. Il Polo Nord non è più serio. La vastità della superficie ghiacciata è eccessiva. A che serve? Perché? Non si può far niente per rimediare? pensa il personaggio comico italiano. La savana, la giungla, i grandi spazi dell'Africa: due italiani bastano a corromperli. "Dottore!", "Ragioniere!". Non rinunziano ai loro titoli, guar-dano i grandi spazi, vi si perdono, li percorrono senza convinzione e dub-biosamente, "Con lei in Africa non ci vengo più" eccetera. Quando due italiani si incontrano per caso all'estero, la loro prima reazione è un gran ridere. "Che fai qui?...", "E tu?". Infatti si suppone che se sono fuori casa è per motivi essenzialmente comici: il lavoro, la noia, una curiosità piena di riserve, le donne, i piaceri eccetera.
Ennio Flaiano