Quel certo non so che
(It, USA/1927) di Clarence G. Badger (72') | Verso il cinema ritrovato
Proiezione in Piazza Maggiore con accompagnamento musicale live degli Sprockets
Regia: Clarence G. Badger. Soggetto: dal romanzo omonimo di Elinor Glyn. Sceneggiatura: Hope Loring, Louis D. Lighton, Elinor Glyn. Fotografia: H. Kinley Martin. Montaggio: E. Lloyd Sheldon. Interpreti: Clara Bow (Betty Lou), Antonio Moreno (Cyrus Waltham), William Austin (Mr. Montgomery, detto Monty), Jacqueline Gadsdon (Adela Van Norman), Gary Cooper (reporter), Julia Swayne Gordon (Mrs. Van Norman), Priscilla Bonner (Molly), Elinor Glyn (se stessa). Produzione: Adolph Zukor, Jesse L. Lasky per Paramount Famous Lasky Corp. Durata: 76’
Copia proveniente da Photoplay Productions
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Come Il grande Gatsby, It è un’opera squisitamente anni Venti, seppure qualche gradino più in basso sulla scala sociale. Senza Clara Bow sarebbe una commedia romantica piacevole anche se dalla trama un po’ esile, ma con lei diventa un film capace di riassumere un decennio. I capelli a caschetto, i cappelli a cloche, le labbra a cuore, le auto veloci, gli yacht e il luna park di Coney Island erano manifestazioni esteriori, ma negli anni Venti c’era un’atmosfera indefinibile che aveva a che fare con la città, la rottura generazionale, la libertà, la giovinezza, il successo, la mobilità e il materialismo. Al centro del successo personale negli anni Venti c’era ‘It’, quel certo non so che. Elinor Glyn, autrice del romanzo da cui è tratto il film, lo definì come “la qualità, posseduta da alcune persone, che attira tutti con la sua forza magnetica”. […] Clara Bow, che interpreta Betty Lou, una commessa in un grande magazzino che si è ripromessa di sposare il suo capo, quel certo non so che ce l’ha eccome. Lo sappiamo perché l’amico sciocco di lui, Monty (William Austin), si porta nel negozio una copia di “Cosmopolitan” in cui è pubblicato a puntate il romanzo di Elinor Glyn e cerca tra le ragazze gli indizi della magica qualità. Quando vede Betty Lou la riconosce subito, e quando Betty Lou vede il suo capo, Cyrus Waltham, anche lei riconosce qualcosa in lui. […]
Una buona dose di comicità deriva dal fatto che lui non la vede nemmeno. Ma non importa, perché quando Clara Bow è sullo schermo non è possibile guardare altrove. È seducente, vivace, civettuola senza essere pericolosamente sexy, un’adorabile gattina. La scena in cui porta Waltham ad assaporare i piaceri proletari di Coney Island sembra tutta pensata per mostrare di lei più di quanto si vedrebbe normalmente. […] Betty Lou è piacevolmente risoluta quanto si tratta di soccorrere un’amica in difficoltà assediata da benefattori che vogliono toglierle il bambino. Betty dice che il bambino è suo, causando l’equivoco che porta Waltham a offrirle protezione senza sposarla. Lei giustamente si indigna, perché come Millie dell’omonimo film di George Roy Hill (1967), un pastiche sui ruggenti anni Venti parzialmente ispirato a It, Betty Lou è davvero una brava ragazza all’antica. Spetta all’amico sciocco mettere le cose in chiaro, ma non prima che lei abbia avuto la possibilità di sferrare un grintoso gancio sinistro alla signorile fidanzata di Waltham, definita “una bionda come altre diciotto milioni”. Alla bionda tocca Monty, che è privo di ‘It’, mentre la ragazza con la marcia in più ottiene il suo uomo.
Bryony Dixon