Lo scopone scientifico
(Ita/1972) di L. Comencini (113’)
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Per scrivere il copione furono esperite tutte le varianti, furono giocate tutte le partite. I Sonego, marito, moglie e figlio più un volontario a fare il quarto, giocarono a scopone dodici ore al giorno per tre mesi. Del film esistevano dieci versioni di trecento pagine l'una. Tremila pagine di settebelli, primiere, carte, ori, scope. Pur di tagliare e smussare un finale che gli pareva terrorista, Rodolfo svenne e Allegra finì in ospedale.
La vera difficoltà nelle riprese fu Sordi, che non voleva aspettare per i controcampi. Girate le sue, scappava via. Mario Carotenuto recitò i controcampi con le carte in mano da solo.
Era furioso, con una gran voglia di menare Sordi. Fu dura. Sordi era un sopraffattore, per questo Monicelli aveva usato la tecnica di mettergli contro dei grandi: "si è molto più tranquilli, quando ci sono molte star, mentre quando ce n'è una sola è chiaro che il film si fa per quella, allo- ra questa unica star tira fuori molte pretese". Giuseppe Marotta l'aveva scritto dieci anni prima, recensendo Mafioso su "L'Europeo": "Perdona- mi, Lattuada, ma devi ammettere che l'attuale Sordi è Attila: dove il suo cavallo si inoltra, non cresce più lanuggine d'erba per il talento degli altri". Sordi fa la terra bruciata. [...]
Essendo un apologo anticapitalista il film fu proiettato anche a Mo- sca con grande successo. Qualcuno ci intravide un'allegoria del Pia- no Marshall. Bertrand Tavernier sostenne che era un film dall'attualità sconcertante sul tema della globalizzazione: i ricchi che son sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Tatti Sanguineti
Sordi sul set del film Lo scopone scientifico fece il diavolo a quattro per imporre le sue idee, poi si pentì e disse: "Me lo dovete dire se sbaglio. Ve fate un segno, e io mi rimetto subito in riga". Ricordo che durante una scena con la Davis, Sordi a un certo punto le ha mormorato: "Te possi- no!". E lei che non capiva mi chiese: "Che ha detto?". E io: "Ha detto 'te possino', vuol dire 'te possino ammazza', ma a Roma si dice così, in modo cordiale". Quella fra Sordi e la Davis fu una lotta terribile. Lei era un osso duro e non giocava mai ad armi pari, perché non capiva e quindi rima- neva disorientata. Sordi cambiava le battute, e così io dovevo cambiare quelle della Davis.
Rodolfo Sonego