Il toro
(Italia/1994) di Carlo Mazzacurati (108') | Introduce Diego Abatantuono (in attesa di conferma)
Regia: Carlo Mazzacurati. Soggetto e sceneggiatura: Stefano Rulli, Sandro Petraglia, Umberto Contarello, Carlo Mazzacurati. Fotografia: Alessandro Pesci. Montaggio: Mirco Garrone. Scenografia: Leonardo Scarpa. Musica: Ivano Fossati. Interpreti: Diego Abatantuono (Franco Montagner), Roberto Citran (Loris), Marco Messeri (Renzo Tantini), Marco Paolini (Danilo), Paolo Veronica (Nocchi), Alberto Lattuada (Colombani). Produzione: Officina Cinematografica, Pentafilm. Durata: 105’
Copia proveniente da Cineteca di Bologna per concessione di RTI-Mediaset. Restaurato da Cineteca di Bologna, in collaborazione con RTI-Mediaset e Infinity+ con il sostegno di MiC, presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata
Ne Il toro ci sono tutti gli elementi della tradizione classica del western – pensavo a Il grande cielo, al punto di vista che ha Hawks, così morale, democratico, alla sua idea del commercio, della libertà – assieme a un’attenzione un po’ imbarazzata al contesto dell’oggi. Quindi la mandria non è più una mandria, ma una valigia-merce che l’Occidente ha, una tecnologia che può servire. Il film ovviamente non ha più il respiro dello spostamento, del selvaggio. C’è però l’uso di codici cinematografici precisi, che noi comprendiamo anche se privi del loro riferimento naturale. […] Quando abbiamo fatto Notte italiana, nell’86-’87, c’era un grande ottimismo in giro, e il pessimismo del film era in contrasto con questo clima euforico. Nel frattempo siamo sprofondati in un abisso e, mettendomi nei panni dello spettatore, non me la sentivo di fare un film con un finale deprimente. I miei personaggi reagiscono, sia pure in modo folle. Si rimettono in cammino, ed è giusto che la vita regali loro qualcosa.
Carlo Mazzacurati
Quando Carlo Mazzacurati incontrò Rita e Vittorio Cecchi Gori per convincerli a produrre Il toro, si addentrò con tale passione nella spiegazione delle caratteristiche taurine e dei meccanismi della monta, che i due produttori rimasero piuttosto perplessi. Per fortuna c’era con lui Stefano Rulli – sceneggiatore del film insieme a Sandro Petraglia, a Umberto Contarello e allo stesso Mazzacurati – il quale spiegò che nel film ci sarebbe stato sì Corinto, un toro da riproduzione dalle sublimi qualità, ma che non si trattava di un documentario sugli animali, bensì di una vera e propria storia, ricca di incontri e di avventure e, insieme al bestione, i protagonisti sarebbero stati Diego Abatantuono e Roberto Citran.
L’incontro tra due attori così diversi, grandioso, aggressivo, forte ed estroverso uno, timido, riservato, introverso l’altro, è alla base della curiosa storia di amicizia che il film racconta. Un’amicizia strana e all’inizio forzata, perché è Franco (Abatantuono) che si ribella al grigio destino di miseria e di disoccupazione e decide di rubare un toro prezioso e di andarlo a vendere a qualche ricco allevatore. E trascina nell’impresa il mite Loris (Citran), più portato alla rassegnazione. Il loro viaggio avventuroso e difficile nell’Europa dell’est serve non tanto ad arricchirsi quanto alla scoperta reciproca dei due e, quando le difficoltà sembrano smorzare la vitalità di Franco, è Loris che prende in pugno la situazione mostrando insospettabili energie. […]
Il film, presentato alla Mostra di Venezia 1994, vinse il Leone d’Argento e la Coppa Volpi per l’interpretazione di Roberto Citran. Accolto con favore, Il toro confermò il talento di Mazzacurati e, rispetto agli altri suoi film, Notte italiana e Un’altra vita, risulta il più vitale e il più disperatamente ottimista.
Maria Pia Fusco