Il marchese del Grillo
(Ita-Fra/1981) di M. Monicelli (135’)
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Un grande personaggio, grandioso, crudele, tremendo, cialtrone, quel- lo di Il marchese del Grillo, il nobile romano dell'aristocrazia nera, che in realtà non ha nessuna pietà per i poveri, anzi si diverte a dileggiarli. Sordi era perfetto [...]. A proposito delle sue radici quasi ottocentesche, mi viene in mente il Belli, un sonetto che comincia così: "C'era una volta un Re che dar palazzo/ Mannò fora a li popoli st'editto:/ Io so' io, e voi nun zete un cazzo". Nel film sembrava che l'avesse inventato lui, è diventata una frase famosa che la gente crede un'invenzione di Sordi! Sordi non è amato all'estero, perché sostanzialmente non è capito. Si chiedono come facciamo noi italiani a divertirci con un essere che è tutto tranne che divertente, che è anzi così odioso. Eppure è stato il personaggio di italiano più forte di tutti lungo quarant'anni di storia... Sottolineava le bassezze e i difetti degli italiani in maniera tale che poi gli italiani finirono col divertircisi molto, tutti naturalmente pensando che Sordi parlasse degli altri, mai di loro stessi. Coglieva il carattere nazionale in maniera straordinaria, e in questo senso era davvero un autore perché il suo personaggio l'ha inventato lui, e tutti noi registi e sceneggiatori abbiamo lavorato su quella falsariga con le nostre mille variazioni.
Mario Monicelli
Il Marchese del Grillo, con Alberto Sordi, raggiunge in poche settimane le massime vette d'incasso. Anche in questo caso il soggetto ha conosciuto traversie notevoli: venticinque anni prima era stato proposto a Sordi per la regia di Visconti; successivamente era passato per le mani di Luigi Magni, specializzatosi dopo Nell'anno del Signore in vicende vernacolari nella Roma papalina. Il personaggio del Marchese del Grillo, che combina scherzi senz'allegria per giustificare la propria esistenza e che insieme rivela le sue paure e le sue insicurezze aggrappandosi vigliaccamente a tutti i privilegi di cui può fruire, è mutuato dalla compagnia di Amici miei. Da questo punto di vista, giova la collocazione in un'epoca più interessante di quella del quintetto di toscani. Anzi, per una migliore identificazione storica, Monicelli sceglie di posticipare di cento anni quanto fa Luca Desiato nella biografia del vero Angelo del Grillo, di cui Onofrio è un presunto discendente.
Steve Della Casa