7 luglio 2021, 21:45
@ Piazza Maggiore e LunettArena

Il Diavolo veste Prada

(The Devil Wears Prada, USA/2006) di David Frankel (109') | omaggio a Meryl Streep

Regia: David Frankel. Soggetto: dal romanzo omonimo di Lauren Weisberger. Sceneggiatura: Aline Brosh McKenna. Fotografia: Florian Ballhaus. Montaggio: Mark Livolsi. Scenografia: Lydia Marks. Musica: Theodore Shapiro. Interpreti: Meryl Streep (Miranda Priestly), Anne Hathaway (Andrea ‘Andy’ Sachs), Emily Blunt (Emily), Stanley Tucci (Nigel), Simon Baker (Christian Thompson), Adrian Grenier (Nate), Tracie Thoms (Lily), Rich Sommer (Doug). Produzione: Fox 2000 Pictures (A News Corporation Company), Dune Entertainment LLC, Major Studio Partners. Durata: 109’
Copia proveniente da Park Circus

Purtroppo, non ci sono molte donne in posizioni di potere, così la maggior parte dei modelli che ho usato come riferimento per il mio personaggio erano maschi. In confronto a loro, però, Miranda è molto educata. Rispetto ad alcuni personaggi molto, molto, molto potenti che popolano il mondo del cinema, è quasi una diplomatica. Da un film come questo ti aspetti quasi qualcosa di cruento, perché la gente non vede l’ora di attaccare Anna Wintour o una qualunque donna in posizione di potere. La gente ama questa storia perché prevede i coltelli sguainati. Ma io ero interessata soprattutto a ritrarre una donna potente e mostrare quanto duramente debba lavorare per mantenere la sua posizione.

Meryl Streep

In confronto alla stinta mediocrità del libro da cui è tratto, il film di David Frankel ha vivacità e smalto da vendere. Provinciale che veste casual e indossa scarpe da tennis, Andy viene assunta al servizio di una dittatrice dell’alta moda ribattezzata Miranda. Si capisce subito che la debuttante è destinata a farsi strada proprio perché apparentemente imbranata; e che la sua diabolica padrona finirà per scoprire qualche lato umano. Siamo di fronte a una variante di My Fair Lady, dove il marginalizzato ruolo del mentore è assunto da un garbato stilista omosessuale, condito con un pizzico di Eva contro Eva e perfino di Tutti gli uomini del re. Mentre va perdendo il rapporto con il mondo reale e le persone che ama, la protagonista si rende conto di aver stretto un patto infernale e in ultima analisi lo straccerà proprio come Faust. I sicuri valori di intrattenimento del film sono affidati ai consueti pregi di confezione, ma soprattutto agli interpreti; e se Stanley Tucci si produce in un cammeo da Oscar nel ruolo dello stilista, la giovane Anne Hathaway ha i numeri per tener testa a una Meryl Streep in stato di grazia. Autorevole Madre Coraggio a Broadway, Meryl è abbastanza pragmatica da accettare un personaggio di carta velina in un film di consumo arricchendolo di ciò che non ha. Quella di Miranda è del tipo che in gergo si definisce ‘parte fatta’, ma bisogna vedere cosa riesce a cavarne una grande attrice che partendo impenetrabile, elegantissima e puntata con gli spilli ha il coraggio di sfiorare l’autodistruzione: in vestaglia, senza trucco, invecchiata e (provvisoriamente) sconfitta.

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