Hamlet (Io non so perché vivo ancora per dire "questa cosa s'ha da fare".)
L'eco della prima collina
ore 20,00 Hamlet (Io non so perché vivo ancora per dire "questa cosa s'ha da fare".)
Hamlet. Solo ripercorre attraverso una sola voce, le tanti correnti che sono all'interno
dell'Amleto individuo unico e dell'Amleto come testo scritto.
Amleto è un cappello sotto cui vivono tanti personaggi tanti punti di vista; Amleto è l'essere
stati Amleto e dover, per forza di natura, mutarsi in Claudio; Amleto è ritornare ad essere
Amleto con una nuova consapevolezza
Amleto è la forza vitale che abbiamo a 24 anni, l'ispirazione e la luce divina che ci bacia in momenti fortunati nella vita artistica. Non è la scelta fra essere o non essere; questa è la domanda che ci facciamo noi quando scordiamo di essere stati Amleto e mutiamo il nostro nome in Claudio; siamo noi a porci la domanda, è nostro il dubbio, anche se non ce ne accorgiamo; Amleto vuole mostrarci qualcos'altro, un percorso precedente a questa domanda. Questa chiamata che si insinua nella nostra persona e deve farsi spazio fra pregiudizi, autoinganni e salti di fiducia, è un parallelo della parola e la novità che porta Cristo: il suo messaggio è il richiamo alla divinità intesa non come componente esterna, ma dentro a ciascuno di noi; un invito a seguire la nostra divinità attraverso la nostra persona e la nostra forma; trovare lo slancio divino "nonostante" noi stessi e "grazie" a noi stessi.
Questi elementi fanno parte della stessa materia con cui confrontarsi per mettere in scena questo testo; affrontare Amleto è sporcarsi le mani con il proprio Claudio.
Lo spettacolo vede in scena un attore a leggio attraversare un filo interno al testo shakespeariano, nei panni inevitabili di un attore a confronto col testo di Amleto stesso; il monologo lega i vari personaggi e la voce di Amleto come fossero un unico discorso indivisibile, attraverso le difficoltà e l'autoironia che implica l'accettazione di un percorso teatrale/spirituale che non si è scelto ma ci si ritrova addosso; dove quelli che dobbiamo despodestare siamo noi stessi; per necessità.
Io non so perché vivo ancora per dire "questa cosa s'ha da fare". Daniele Fior, attore diplomato all'Accademia Silvio D'Amico nel 2002, lavora in teatro e cinema e nel mondo del doppiaggio da diversi anni. Con sua moglie Tanja ha fondato nel 2002 la compagnia Locomoctavia, che dopo essersi cimentata in diversi testi di Slawomir Mrozek (coprodotti dall'istituto polacco di Roma), aver prodotto spettacoli con Fortunato Cerlino alla regia (Corvi, Voi chi dite che io sia) e creato lo spettacolo "Charlotte Salomon" (con il sostegno del Goethe Institut di Roma e della comunità ebraica di Livorno) iniziò un lungo studio teatrale su Amleto che divenne spettacolo girando nei primi anni 2000 in Italia. La Locomoctavia, di cui Daniele è la voce principale, è ora attiva come etichetta indipendente di audiolibri per bambini e non solo: ha realizzato diversi racconti tra cui Pinocchio (audiolibro ufficiale italiano riconosciuto dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi), Alice nel paese delle meraviglie (con le musiche dei Gauppecartò), Il giornalino di Gian Burrasca ed altri. Locomoctavia collabora inoltre per doppiaggi e sonorizzazioni con diversi artisti e registi italiani.
Gli spettacoli sono tutti gratuiti. È obbligatorio sottoscrivere la tessera dell’associazione. Costa 5 euro e dura fino alla fine della stagione.
La Casa del Custode è punto di ristoro pertanto è importante specificare se si prenota per l'evento o per la cena.
PER PRENOTARE : casadelcustodevillaghigi@gmail.com / 366.1940671
È situato davanti alla Villa Ghigi all'interno dell' omonimo parco e si raggiunge esclusivamente a piedi.
Parcheggio consigliato : Gaibola