copertina di Giornata Mondiale de3 Rifugiat3
18 giugno 2024, 19:00
@ Le Serre dei Giardini Margherita

Giornata Mondiale de3 Rifugiat3

presentazioni di libri + djset

In occasione della Giornata Mondiale de3 Rifugiat3 2024 (il 20 giugno) presenteremo alle Serre due libri particolarmente significativi e rappresentativi: Mal di Libia. I miei giorni sul fronte del Mediterraneo di Nancy Porsia (Bompiani, 2023) e In mezzo c’è the border. Storie al confine di silvia b (Capovolte, 2024).

Evento realizzato grazie alla collaborazione di Kilowatt, Mediterranea Bologna, Biblioteca Amilcar Cabral, La confraternita dell’uva - Libreria indipendente nell’ambito del Patto per la lettura di Bologna.

PROGRAMMA

h 19-20: incontro con Nancy Porsia in occasione della presentazione del suo libro Mal di Libia (Bompiani, 2023). Dialoga con l’autrice Gabriele Montalbano.

h 20,30- 22: Incontro con silvia b in occasione della presentazione del suo libro In mezzo c’è the border. Storie al confine (Capovolte edizioni, 2024). Dialogano con l’autrice Carole Oulato, Denny K. Kashmir, Mina Abdel Magid, Badawi Abdel Magid.

h 22-23: A seguire djset a cura di Carole (Abidjan Centrale)
Ingresso libero.
 
MAL DI LIBIA
Nancy Porsia arriva per la prima volta a Tripoli il 4 novembre 2011, due settimane dopo la morte di Muammar Gheddafi, con la netta sensazione di aver mancato un appuntamento con la Storia. Per un anno viaggia tra Nord Africa, Europa e Medio Oriente alla ricerca di storie da raccontare, ma poi è a Tripoli che ritorna e decide di stabilirsi, diventando l’unica giornalista italiana di base in Libia a scrivere di un paese che, giorno dopo giorno, diventerà anche il suo. Da lì racconta i grandi intrecci della politica, tra colpi di stato e interferenze dei servizi, gli sviluppi della guerra civile, le dinamiche complesse tra rivoluzionari e nostalgici gheddafiani, e poi la tragedia epocale delle migrazioni: dalle strade di Tripoli alle coste di Sabratha, per anni fa la spola tra le case dei trafficanti, le carceri stracolme di migranti catturati nel loro transito verso l’Europa e le spiagge grondanti cadaveri. In queste pagine Nancy Porsia ci porta a conoscere una terra ostile con i suoi figli ma inerme davanti a chi nelle sue acque prova a lavare la propria coscienza sporca; ci accompagna a scoprire un popolo contraddittorio ma spesso incompreso, lontano da quello di cui danno notizia i media mainstream, e insieme ci offre uno sguardo onesto sulla sua vita: Cosa vuol dire fare la frontline quando si è donna e madre? Cosa vuol dire avere un legame indissolubile con una terra pericolosa per la propria sicurezza? E soprattutto, qual è il costo di una voce libera e indipendente?
Nancy Porsia è una giornalista indipendente esperta di Medio Oriente, Nord Africa e Corno d’Africa. I suoi lavori da Siria, Libano, Iraq, Libia, Tunisia, Eritrea e Etiopia sono stati pubblicati da emittenti e giornali nazionali e internazionali, tra cui RAI, Sky, L’Espresso, Panorama, la Repubblica, Il Fatto Quotidiano, ARD, The Guardian, el País e Al Jazeera. È autrice dell’inchiesta sulla collusione tra la guardia costiera libica e i trafficanti di esseri umani pubblicata nel 2016. Dal 2017 lavora anche come consulente e ricercatrice per università e istituti privati. È una delle autrici del libro corale sul giornalismo di guerra al femminile Balas Para Todas (Larrad Ediciones, 2021).
Gabriele Montalbano, docente a contratto in Storia del Maghreb, è ricercatore presso il Dipartimento Storie, Culture, Civiltà dell’Università di Bologna. I suoi interessi di ricerca riguardano la storia delle migrazioni e dei colonialismi nel Mediterraneo contemporaneo. Ha pubblicato «Les Italiens de Tunisie: la construction d’une communauté entre migrations, colonisations et colonialismes(1896-1918)», «École française de Rome», 2023.

IN MEZZO C’È THE BORDER. STORIE DI CONFINE
Bisogna avere forza per tentare e ritentare il game, il passaggio di confine, dopo percorsi di vita, respingimenti, torture, abbandoni, approdi. Bisogna avere fortuna per vincerlo quel «gioco», perché la «nostra» non è terra per migranti. In mezzo c’è the border, non uno, ma un’estenuante serie di confini e discriminazioni poste come ostacoli alle vite di persone di ogni genere, età e provenienza. Con uno stile lirico e potente, che alterna narrazione a linguaggio poetico, e una serie di vivide immagini fotografiche, l’autrice ci porta nel mezzo di alcuni dei luoghi di migrazione più attraversati del nostro tempo: prima la rotta balcanica, tra Serbia e Croazia e Serbia e Ungheria, poi il Mediterraneo, sull’isola greca di Lesvos, con il suo volto di salvezza e al tempo stesso di prigione. E infine l’Italia, in quella Trieste che si affaccia sui Balcani, dove un’umanità solidale si scontra con molteplici forme di razzismo quotidiano, così come succede a Ventimiglia, a Milano, a Bologna. Qui lo sguardo dell’autrice si sofferma sulla scuola – spazio in cui razzismo e classismo s’intersecano con il sessismo quotidiano – moltiplicando le discriminazioni e le sfide per le donne di origine straniera, e sulle frontiere interne che si continuano a costruire intorno alle persone che arrivano.
Non solo un reportage, ma un’opera situata, che porta all’interno dell’azione e fa risuonare le voci di chi è in viaggio nella bellezza degli incontri. Un libro che dai margini denuncia ingiustizie, violenze e contraddizioni, in una visione femminista e antipatriarcale, critica e autocritica verso lo sguardo eurocentrico e le politiche di esclusione europee.
 
silvia b Nata vicino al mare, si è laureata in lettere con una tesi che esplora le visioni politiche e poetiche di Virginia Woolf, Marina Cevtaeva e Milena Jesenska.
Fin da giovane ha scritto poesie, racconti, sceneggiature e articoli che non ha pubblicato. Da anni è insegnante di sostegno in scuole professionali. Ha insegnato italiano L2 presso scuole, associazioni, occupazioni e collaborato all’ideazione di attività e spettacoli teatrali interculturali. Appena può viaggia attraverso zone di confine per supportare le persone in movimento, denunciare e documentare quanto accade. Non ama le etichette e nutre un odio viscerale per le ingiustizie e i confini – formali e di fatto – che continua a cercare di contrastare sperimentando nuovi linguaggi, connessioni, passaggi.