copertina di Freaks out
2 luglio 2022, 21:45
@ Arena Puccini

Freaks out

(Italia-Belgio/2021) di Gabriele Mainetti (141')

Regia: Gabriele Mainetti
Interpreti: Franz Rogowski, Claudio Santamaria, Aurora Giovinazzo, Pietro Castellitto, Giancarlo
Martini, Giorgio Tirabassi, Max Mazzotta
Origine e produzione: Italia, Belgio / Andrea Occhipinti, Gabriele Mainetti, Mattia Guerra, Stefano
Massenzi, Goon Films, Lucky Red, Rai Cinema, GapBusters
Durata: 141’ 

Nella Roma del 1943, quattro amici lavorano in un circo gestito da Israel, che sparisce nel nulla. Senza il loro padre putativo a guidarli, Matilde, Cencio, Fulvio e Mario hanno smarrito la loro collocazione sociale e si sentono solo dei fenomeni da baraccone, "a piede libero" in una città occupata dai nazisti.

  • David di Donatello 2022 (ex aequo) a Michele D’Attanasio per la miglior fotografia;
  • David di Donatello 2022 a Andrea Occhipinti, Gabriele Mainetti, Mattia Guerra, Stefano Massenzi e Rai Cinema per il miglior produttore;
  • David di Donatello 2022 a Stefano Leoni per i migliori effetti visivi VFX; a Massimiliano Sturiale e Ilaria Fallacara per la miglior scenografia; a Marco Perna per la miglior acconciatura; a Davide De Luca, Emanuele De Luca e Diego Prestopino per il miglior trucco.

Freaks Out allarga il suo raggio d’azione al momento fondativo del cinema italiano: la liberazione di Roma e dell’Italia dalla morsa del nazifascismo. Fra rastrellamenti ed esecuzioni sommarie, un gruppo di freak deve decidere se provare a fuggire o unirsi al circo nazista che notte dopo notte celebra la caduta degli dèi sotto un tendone dove nessuno è perplesso. Mainetti pensa in forme di cinema. E non si tratta di citazionismo! Sulla traccia della sceneggiatura di Guaglianone (che rielabora un lutto profondo dello scrittore), è come se il regista mettesse mano a un ipotetico “anno zero” del cinema italiano. La sua fiducia assolutistica nella capacità di affabulazione, di creare immagini e inventare mondi alternativi è commovente. Affidando a Franz Rogowski, l’attore più geniale attualmente in circolazione, il ruolo del villain dimostra una consapevolezza straordinaria delle possibilità di creare un racconto travolgente e complesso al tempo stesso. Mainetti avrebbe potuto giocare di rendita, e invece ha rilanciato con tutto quel che aveva, permettendoci così di sospettare, ancora una volta, che il Mainetti-cinema sia solo agli inizi. La sfida che Freaks Out porta non solo al cinema italiano, ma a tutto il sistema europeo, è profonda. Si tratta di ripensare categorie, modalità di produzioni e investimenti. Di rilanciare un cinema schiettamente italiano, in grado di pensarsi europeo dalle ambizioni internazionali […]. Probabilmente Freaks Out è la formulazione più audace possibile di un cinema d’autore intimo, italiano ed europeo. In Mainetti, davvero, sembra di percepire l’ambizione di Pastrone, la passione di Leone, il delirio di Argento e l’eleganza di Bertolucci. Freaks Out è l’avanguardia di un cinema che ancora non esiste, ma che sogniamo e desideriamo con tutta la convinzione possibile. Il cinema ha bisogno di sognatori come Mainetti.”

Giona A. Nazzaro, “FilmTV”

“Serviva un gran coraggio, per girare Freaks Out. La tradizione è ricca – abbiamo tralasciato i supereroi, nelle versioni più recenti che li mostrano sofferenti per la loro diversità. La sensibilità cambia, impone inclusione e rispetto per chi è diverso […]. Gabriele Mainetti ha alzato moltissimo l’asticella, dopo il debutto con Lo chiamavano Jeeg Robot. Il risultato è straordinario. Coraggio, visione, respiro internazionale, un gusto per il pop che raramente circola nel cinema italiano.”

Mariarosa Mancuso, “Il Foglio”