copertina di Downtown Abbey II – una nuova era
23 giugno 2022, 21:45
@ Arena Puccini

Downtown Abbey II – una nuova era

(Downtown Abbey II - A New Era, Gran Bretagna-USA) di Simon Curtis (125')

 

Regia: Simon Curtis

Interpreti: Hugh Bonneville, Laura Carmichael, Harry Hadden-Paton, Maggie Smith, Brendan Coyle, Laura Haddock, Hugh Dancy, Dominic West, Imelda Staunton, Allen Leech, Tuppence Middleton

Origine e produzione: Gran Bretagna, USA / Julian Fellowes, Gareth Neame, Liz Trubridge, Carnival Film, Focus Features

Durata: 125’

1928. La Contessa madre ha appena ereditato una villa nel sud della Francia, che vorrebbe lasciare in eredità a Sybbie, la figlia di Lady Sybil e Branson. Intanto, un regista ha scelto Downton Abbey come luogo in cui ambientare il suo prossimo film, notizia che genera eccitazione soprattutto in Daisy e Anna, elettrizzate all'idea di conoscere dal vivo i loro idoli cinematografici. A quel punto la famiglia approfitta dell'arrivo della troupe cinematografica per andare a visitare la villa in Francia.

Una nuova era – come da sottotitolo – è quella entro la quale i personaggi di Downton Abbey stanno per fare il loro ingresso: gli anni Venti stanno per concludersi, dal passato remoto arriva un’eredità imprevista – una villa sulla Costa Azzurra che un ricco francese decide di lasciare misteriosamente a Violet, fugace amica di gioventù per una sola settimana – mentre dal futuro prossimo piomba dentro la tenuta dello Yorkshire, con la sua forza dirompente, il fascino e la perdizione del cinematografo, accolto in maniera trionfale dalla servitù e con enorme diffidenza dai piani alti. […]
Da una parte il viaggio verso la Francia, per cercare di capire qualcosa in più circa la misteriosa eredità, di Robert Crawley (Hugh Bonneville) e consorte, con la figlia Edith (Laura Carmichael) e marito (Harry Hadden-Paton), il genero Tom (Allen Leech) e la novella sposa (Tuppence Middleton), oltre ai fidati Bates (Brendan Coyle) e Carson (Jim Carter); dall’altra Lady Mary (Michelle Dockery) impegnata a mantenere il governo della casa e a supervisionare “l’invasione” di una troupe che ha scelto quella lussuosa dimora per girare alcune scene di una nuova pellicola, sotto la guida del regista Jack Barber (Hugh Dancy), che finirà per infatuarsi di lei.
Il momento è di quelli cruciali, due star del muto (Dominic West e Laura Haddock) si ritrovano catapultate durante le riprese a modificare in corsa il loro modo di rapportarsi alla recitazione: la produzione infatti decide di interrompere le riprese, data ormai per compiuta la rivoluzione apportata dal sonoro. E l’unico modo per far sopravvivere quel film è adeguarsi in fretta e furia.
Ecco, nel consueto e irresistibile, elevatissimo tripudio di scrittura che accompagna da sempre le dinamiche, i dialoghi, gli snodi di Downton Abbey, questa sorta di plot twist metacinematografico non è altro che la classica ciliegina sulla torta capace di far cambiare la rotta non solo della narrazione tout court ma dello sviluppo di numerosi personaggi.
Ancor meglio che nel film precedente, dunque, il pregresso seriale attraverso il quale siamo riusciti a conoscere vizi e virtù tanto dei protagonisti quanto dei comprimari (si pensi ad esempio al sempre amabilissimo Mr. Molesley, interpretato da Kevin Doyle) ci assiste in maniera decisiva per poter cogliere ogni sfumatura relativa alle emozioni e ai sentimenti delle tante figure in ballo.
La nuova era della famiglia (Crawley certo, e per estensione anche quella dell’intero corpo dei fedeli servitori, come Barrow ad esempio, per il quale si aprirà uno spiraglio per un futuro più luminoso) dovrà necessariamente fare i conti con il correre veloce dei tempi (e la metamorfosi radicale del cinema nel suo passaggio muto-sonoro ne eleva la portata) e con il passaggio di testimone tra la vecchia e la nuova guardia.”

Valerio Sammarco, “La Rivista del Cinematografo”