Domenica d’agosto
(Ita/1950) di L. Emmer (80’)
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Film molto amato dal Premio Oscar Alexander Payne, che lo scelse qualche anno fa per una retrospettiva da lui curata al festival Il Cinema Ritrovato: “Dopo una serie di cortometraggi e di documentari d’arte realizzati con Enrico Gras tra il 1938 e il 1948, Domenica d’agosto segnò la prima incursione di Emmer in un genere che avrebbe dominato la sua prolifica produzione degli anni Cinquanta. Nel 1949, quando il neorealismo italiano era ancora molto popolare oltreoceano, Sergio Amidei riuscì a procurarsi le risorse finanziarie per produrre un film diretto da Emmer e cosceneggiato dallo stesso Amidei. La semplice e vaga premessa del film è enunciata fin dal titolo: una domenica d’agosto. Emmer non aveva in mente né un film a episodi né un documentario, ma, come ebbe a dire, “un resoconto drammatico di quella giornata e di quelle persone, le cui vite si incrociano per opera del fato o del caso”. Voleva, disse, che il film fosse “il più possibile schietto e sincero” e che iniziasse con “un soggetto ridotto al minimo e destinato ad arricchirsi con il progredire del film, racchiudendo i fatti o i personaggi che man mano si presentavano”. Alla sceneggiatura, completata in sole due settimane, lavorarono anche Franco Brusati, Giulio Macchi e il grande Cesare Zavattini. Domenica d’agosto è un film meraviglioso in cui si intrecciano cinque storie di personaggi che in una torrida domenica estiva lasciano Roma per cercare refrigerio a Ostia: una ragazza e la sua famiglia, un vigile e la sua fidanzata, un ragazzo con gli amici, un giovane e la sua ex, un vedovo e la giovane figlia. Benché il film sia un indubbio precursore della popolare commedia all’italiana, la sua estetica resta saldamente ancorata al neorealismo e al cinema documentario. Il film fu girato interamente in esterni, e furono realizzati molti provini per trovare attori non-professionisti o poco noti che rendessero verosimile la storia tutta incentrata sulle vite di persone normali. Tuttavia, a proposito del film, si è spesso parlato di neorealismo rosa, sottogenere di breve durata caratterizzato da un tono più lieve e maggiormente in sintonia con la ripresa del paese. Il cast comprende Mario Vitale, marito di Ingrid Bergman in Stromboli; Franco Interlenghi di Sciuscià; Massimo Serato, che per un breve periodo era stato sposato con Anna Magnani; Emilio Cigoli di I bambini ci guardano; e un Marcello Mastroianni ancora agli esordi, tanto da essere doppiato da Alberto Sordi”.