copertina di Caro diario
7 agosto 2023, 21:30
@ Piazza Maggiore

Caro diario

(Italia-Francia/1993) di Nanni Moretti (101')

Regia, soggetto e sceneggiatura: Nanni Moretti. Fotografia: Giuseppe Lanci. Montaggio: Mirco Garrone. Scenografia: Marta Maffucci. Musica: Nicola Piovani. Interpreti: Nanni Moretti (se stesso), Carlo Mazzacurati (il critico cinematografico), Renato Carpentieri (Gerardo), Moni Ovadia (Lucio), Antonio Neiwiller
(il sindaco di Stromboli), Raffaella Lebboroni, Marco Paolini (prima coppia), Claudia Della Seta, Lorenzo Alessandri (seconda coppia). Produzione: Angelo Barbagallo, Nanni Moretti, Nella Banfi per Sacher Film, Banfilm, La Sept Cinéma, Studiocanal+. Durata: 101’ Restaurato nel 2019 da StudioCanal e Cineteca di Bologna presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata

 

In vespa, Isole, e Medici, a rifletterci bene, sono tre traversate. Caro diario non è un film a episodi, in fondo: ‘capitoli’ è già meglio. Mettiamola così: è una sonata in tre movimenti; andante con moto, allegro ma non troppo, adagio sostenuto. Se fosse un musicista, lo strumento preferito di Moretti sarebbe il violoncello: grave di suono, ma disponibile per impennate sul registro acuto, di voce calda, ma svelto se occorre, espressivo sempre. Caro diario è diverso dagli altri suoi film, ma uguale. [...] Guardate come nel primo movimento la mobile cinepresa di Moretti (e di Giuseppe Lanci) scopre Roma in soggettiva, la sua edilizia, i giardini, i quartieri periferici. O come, nel secondo, inquadra e ferma i paesaggi delle Eolie e la loro luce. Come sa impiegare i campi lunghi e lunghissimi. Chi, se non l’Antonioni di L’avventura – ma è solo un esempio – ha avuto un occhio così, a dimostrazione che la fotografia non è soltanto tecnica di riproduzione della natura, ma visione e interpretazione del mondo? Nella sostanza, però, Caro diario non è narcisista. Moretti rischia di trovarsi addosso l’etichetta dell’autobiografismo che fu attaccata a Fellini. La morte di Pasolini è un vuoto che tocca molti di noi, una bella minoranza. Quel che racconta o inventa sulle vacanze insulari (la dittatura dei figli unici, il consumismo, i tic antitelevisivi degli intellettuali e le smanie per Beautiful) corrisponde alla realtà. Persino Medici, il più autobiografico dei tre movimenti, non è una confidenza imbarazzante, ma lo specchio di un dramma collettivo. Forse Caro diario non è un film ma sicuramente appartiene al cinema. Al nuovo cinema, quello che nel 1948 Alexandre Astruc annunciava col nome di “caméra-stylo”.

Morando Morandini

Ho voluto chiamarlo Caro diario perché fosse subito chiaro allo spet- tatore che si trattava di un film molto personale, intimo, privato, anche se – non è una battuta, a volte i registi capiscono qualcosa in più sul loro lavoro attraverso il contatto con gli spettatori – mi è stato ‘spie- gato’ che si trattava di un film in cui, benché dessi l’impressione di parlare maggiormente di me, parlavo in realtà di più degli altri rispetto al passato. Non saprei... Comunque, in questo film, non mi nascondo più dietro il personaggio di Michele Apicella.

Quando ho cominciato a fare cinema scrivevo, dirigevo e recitavo allo stesso tempo. Mi è venuto naturale stare non solo dietro, ma anche davanti alla cinepresa. Pian piano mi sono divertito a costruire un per- sonaggio affibbiandogli le mie ossessioni: l’attenzione per le scarpe, la precisione nel linguaggio, una certa rissosità, la passione per i dolci e per lo sport più praticato che visto. In Caro Diario sono precipitato nella prima persona, non c’è più Michele, ma Nanni.

Nanni Moretti