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Bologna Estate racconta #12

Sun Donato Festival all’insegna dell’inclusività e delle contaminazioni

Market, laboratori, karaoke, spazi gioco, cucine dal mondo, presentazioni di libri, spettacoli circensi, tornei di giochi da tavolo e una programmazione musicale di alto livello che spazia nei generi tra djset e concerti di artisti italiani e internazionali.

Torna Sun Donato Festival, la rassegna completamente gratuita a cura di Senzaspine in collaborazione con il Collettivo Franco, che dal 23 agosto al 15 settembre porta al Giardino Parker-Lennon nel quartiere San Donato un festival per tutti e tutte all’insegna dell’inclusività e delle contaminazioni artistiche e tematiche, mantenendo forte l’identità del quartiere.

Ventiquattro giorni in cui cultura e socialità si intrecciano mettendo al centro la prossimità e le relazioni di comunità all’interno di un cartellone di proposte pensate per coinvolgere famiglie, studenti, abitanti del quartiere, ragazzi e ragazze e appassionati di musica di ogni età.

Il festival ospiterà artisti della scena indie italiana come i Selton insieme ad un importante nome dell’alternative rock italiano, i Sick Tamburo. Arriveranno anche i fenomeni più eclettici del pop/hip hop degli anni 2000, i Flaminio Maphia, ma anche rappresentanti dell’hip hop classico. E ancora Eugenio Bennato, gli Shandon, i Rumba de Bodas e molti altri.

Abbiamo raggiunto Luca Cantelli, Project manager di Senzaspine, per farci raccontare qualcosa di più.


Qual è il filo rosso che lega questa edizione e in che modo avete costruito la programmazione, tenendo conto dell’identità del quartiere e del contesto in cui è inserita? 

Sicuramente un’attenzione importante è stata data a garantire che i contenuti artistici rispettassero il carattere sfaccettato del quartiere, con una programmazione che possa offrire spunti alle comunità che abitano questo territorio. A questo scopo abbiamo mantenuto un’offerta che tocca generi molto diversi tra loro e che spesso è difficile trovare accostati all’interno dello stesso festival.

 

Una delle caratteristiche più importanti è il suo carattere intergenerazionale. Cosa significa aver portato una rassegna di questo tipo in questo luogo?

È molto importante per noi lavorare affinchè all’interno degli spazi del festival possano incontrarsi generazioni e comunità differenti, creando un luogo accessibile, attraversabile e accogliente. Gli spazi dell’intrattenimento nel mondo urbano spesso sono chiaramente suddivisi per età, e nell’anima del nostro progetto c’è sempre stata la volontà di superare queste barriere. Basti pensare al lavoro portato avanti da Senzaspine per diffondere la musica classica fra le nuove generazioni per capire che questo è sempre stato un focus importante del nostro gruppo di lavoro. 

 

Il festival coinvolge da sempre molte realtà del quartiere. Qual è il loro valore e cosa ci potete restituire di questo importantissimo lavoro sociale e culturale? 

Coinvolgere le realtà del quartiere è il nostro modo di garantire che il progetto Sun Donato resti integrato nella realtà locale, e abbia ricadute dirette sul quartiere. Permettere a artigiani, scuole di danza e cucine del luogo di usare il festival come vetrina ci da la possibilità di re-investire i nostri sforzi, e vederne i frutti nel luogo che ci ha fatto da casa nell’ultimo decennio. Senzaspine negli anni è riuscita a costruire relazioni importanti qui a San Donato grazie alla vitalità del quartiere e la capacità di mettersi tutti e tutte in discussione al fine di offrire socialità e cultura accessibile

 

Anche quest’anno portate cucine da tutto il mondo e fornite uno spazio espositivo a tante piccole attività del quartiere e della città. Una proposta che va nella direzione dell’inclusività, ma non solo. Qual è l’obiettivo? 

L’obiettivo è rendere il festival un momento di festa per tutti e tutte quelle che abitano il quartiere, con un'enfasi sulla celebrazione della diversità e vitalità che ci circonda, dando allo stesso tempo occasione a tante piccole realtà produttive della zona di crescere insieme a noi. 

 

Avete definito questa edizione la più ambiziosa di sempre in termini di contenuti artistici e per l’ampia gamma di generi musicali. Chi arriverà al giardino Parker- Lennon e perché è così importante per voi riuscire a contaminare mondi culturali e sociali differenti?

La contaminazione è un principio essenziale di Sun Donato fin dalla sua prima edizione, in piena continuità con l’approccio del Mercato Sonato e della sua programmazione. L’obiettivo è sempre quello di includere il più ampio segmento della popolazione locale possibile, ma anche di incoraggiare chi segue determinate nicchie musicali a scoprire qualcosa di nuovo e ad aprirsi ad altri ascolti che magari non aveva mai preso in considerazione. Quest’anno il festival ospiterà nomi importanti della scena Indie italiana come i Selton, i Kutzo e Tropea, insieme ad un importante nome dell’alternative rock italiano, i Sick Tamburo. Saranno presenti i Flaminio Maphia, fenomeni esplosivi e spiritosi del pop anni 2000, ma anche rappresentanti dell’hip hop classico come Dj Shocca e Dj Lugi. Eugenio Bennato porterà al festival le sonorità tradizionali dal sud italia, e gli Shandon e il loro ska-underground con cui fanno ballare tutta l’italia ormai da più di vent’anni. Ci saranno poi una serie di serate dedicate alla world music, con i bolognesi Rumba de Bodas, i Supercumbia e il concerto dei Messicani Son Alebrije.

 

Il festival è nato nel 2019 dall’esperienza del Mercato Sonato con l’obiettivo di essere un festival per tutti e tutte. Come è cambiato negli anni?

Il festival è rimasto costante nei suoi valori e nel suo approccio inclusivo, come anche nella sua attenzione all’aspetto scenografico e nel suo approccio a una programmazione artistica trasversale. É cresciuto di dimensione e si è arricchito della collaborazione di un team sempre più articolato e ricco di competenze, coinvolgendo soggetti di grande esperienza che con noi si sono potuti esprimere e sperimentare nuovi approcci.

 

La rassegna è curata da Senzaspine, in collaborazione con Collettivo Franco. Come avete lavorato insieme e qual è la visione che vi accomuna?

La collaborazione con il collettivo è stata ricca e vitale, siamo stati molto fortunati a creare un gruppo di lavoro che riesca a lavorare con una visione così omogenea e allo stesso tempo sfaccettata di come vogliamo costruire il festival. In particolare siamo soddisfatti di come la parte visuale e grafica, gestita dal Collettivo, sia riuscita a complementare la visione comunicativa e artistica del festival, basata sull’inclusione, la dinamicità e la capacità di raggiungere un pubblico trasversale. 

Silvia Santachiara per Bologna Estate