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Bologna Estate racconta #10

Isa Gambetta racconta il progetto di Fondazione Zucchelli tra musica e arte

Nel cuore di Bologna, un piccolo giardino di 450 mq si trasforma ogni estate in un palcoscenico dove brillano giovani stelle del jazz.

Fondazione Zucchelli organizza a Zu.Art giardino delle arti la sesta edizione di "International Jazz & Art Performing 5.0".

Ogni giovedì alle 21 fino al 25 luglio, questo piccolo spazio verde si anima con cinque incontri artistico-musicali, frutto della collaborazione con il Dipartimento di Nuovi Linguaggi e Tecnologie Musicali del Conservatorio G.B. Martini.

La rassegna mette in luce i migliori talenti dei corsi accademici di jazz, affiancati da ospiti di calibro nazionale e internazionale. Un'iniziativa che coniuga la valorizzazione dei giovani musicisti con l'apertura alla città di uno spazio culturale unico dove poter anche cenare o fare aperitivo.

Abbiamo raggiunto Isa Gambetta, direttore di Fondazione Zucchelli, che ci ha raccontato l'evoluzione di questo progetto, il suo impatto sulla formazione dei giovani artisti e il crescente apprezzamento del pubblico bolognese.


Come si è evoluta la rassegna nel corso degli anni fino a questa sesta edizione? Che novità sono state introdotte quest’anno?

Fin dal 2013 Fondazione Zucchelli ha sentito l’esigenza di valorizzare gli allievi dell’Accademia di Belle Arti e del Conservatorio di Musica di Bologna. Nel 2016 è avvenuta l’apertura alla città del giardino che da decenni era stato utilizzato da un unico inquilino, dopo l’estinzione della famiglia Zucchelli, con la sua ultima erede Santina, nel 1952. Nasce Zu.Art giardino delle arti che in ogni estate da allora ospita mostre d’arte e incontri musicali. 

Nel 2019 nasce la rassegna di musica jazz con l’intento di presentare i giovani talenti del Conservatorio a un pubblico cultore. I primi concerti si svolgono in autogestione per cui gli studenti musicisti studiano e rappresentano i repertori da loro proposti. Il gradimento aumenta di anno in anno per cui nel 2022 la Fondazione decide di dare una svolta accrescitiva dell’esperienza dei musicisti e combina la presenza di professionisti del jazz dall’ambito locale fino all’internazionale. I protagonisti sono i giovani che si misurano così con un’esperienza completamente esterna a quella della scuola. Nella rassegna 2024, dopo anni di rodaggio, si è potuta vedere l’esplosione di jam sessions e improvvisazioni, altra vera essenza del mondo jazzistico.

 

Com’è nata la collaborazione con il Dipartimento di Nuovi Linguaggi e Tecnologie Musicali del Conservatorio di Musica Giovan Battista Martini di Bologna per questa rassegna?

Gli studenti che partecipano alle serate della rassegna vengono coordinati dai loro docenti in seno al Dipartimento, con essi provano insieme nel Conservatorio Martini e in Zu.Art prima di ogni serata. Il risultato è stato nel tempo un accrescimento di professionalità dei singoli e della loro capacità di aggregazione nel gruppo orchestrale. Il tutto percepito dal pubblico che si è sempre più affezionato.

 

Come avete selezionato gli artisti e definito i temi per le serate?

Seppur nel massimo confronto fra il coordinatore dei docenti che ruota ogni anno, attingendo sempre nell’ambito del Dipartimento, e la direzione della Fondazione, la selezione avviene all’interno dell’Istituzione Scuola e quindi operata dal docente responsabile di ogni serata, sempre diverso, che coinvolge i migliori allievi. I temi sono liberi, spesso influenzati da accadimenti storici come per esempio nel 2019 l’anniversario dell’allunaggio che consentì di riprodurre motivi legati alla luna. Fu anche organizzata una bellissima mostra negli spazi interni di Zu.Art, con le opere della Collezione Zucchelli, le più attinenti all’argomento.

 

In che modo riuscite a bilanciare l'innovazione nei nuovi linguaggi musicali con il rispetto per la tradizione del jazz?

Nel rispetto della finalità accademica la storia della musica è argomento fondamentale nei corsi del Dipartimento e con uguale rispetto si attinge da questo per portare avanti quell’evoluzione necessaria alla crescita di ogni argomento, contenuto, strumento e individuo.

 

Fondazione Zucchelli da sempre sostiene giovani talenti, in che modo sono stati coinvolti nella rassegna gli studenti dei corsi accademici di I e II livello del Conservatorio?

Come accennato prima, i migliori studenti concorrono a rappresentare la Scuola in queste serate che, secondo la finalità di Fondazione Zucchelli,  hanno lo scopo di  avvicinarli a quello che diventerà il loro mondo professionale, a contatto con le Istituzioni esterne e con il pubblico. I loro docenti sono i migliori giudici e li incanalano in un percorso che consente loro di ricevere anche un riconoscimento economico da parte della Fondazione.

 

Potete dirci di più sulla mostra "It rains, it snows, it paints" e su come questa iniziativa si integra con la rassegna musicale?

La Mostra, allestita nel febbraio 2024 durante Arte Fiera e inserita nel percorso di Art City, è ospitata ogni anno dal 2013 nei locali interni di Zu.Art, ha l’intendimento forte di fornire al pubblico la dimostrazione della vera essenza della Fondazione Zucchelli che opera statutariamente, come si diceva, verso gli studenti migliori di Accademia e Conservatorio. La convivenza di proposte artistico-musicali nel medesimo contesto offre al pubblico un valore aggiunto e la possibilità a un maggior numero di talenti di esibirsi.

 

Che pubblico viene ad ascoltare le performance? Quali sono stati i feedback quest’anno?

Il pubblico della rassegna è costituito da più di 200 persone per serata, in un giardino di purtroppo solo 450 mq. Presenta una conformazione eterogenea e per questa ragione il giardino viene idealmente diviso in due: nella parte più vicina al palco si colloca il pubblico degli amatori che si riuniscono per ascoltare musica professionale, nella seconda parte più distante, il pubblico che approfitta della presenza di un punto ristoro accattivante, una costante della proposta di Fondazione Zucchelli, ma che comunque desidera ascoltare buona musica. Il pubblico è aumentato nel tempo e ora dovremmo ingrandire paradossalmente il giardino. Ogni serata riserva il tutto esaurito e molte persone vengono mantenute in attesa all’esterno dell’area verde fino alla liberazione di posti.

 

Per la rassegna avete coinvolto ospiti di livello nazionale e internazionale, che valore aggiunto ha per questi artisti suonare in questa cornice?

Fondazione Zucchelli è un Ente Morale non a scopo di lucro. I professionisti che coinvolgiamo sono abituati a grandi nomi e a grandi città. Avere come special guests musicisti che annualmente si esibiscono all’Umbria Jazz Festival o che provengono dall’esperienza jazzistica newyorkese, come Anthony Pinciotti, oppure come quest’anno l'australiano Adam Pache, significa comprendere lo spirito della Fondazione che li vuole come elementi di riferimento per gli studenti, professionisti in fieri. La grande risorsa Checco Coniglio, co-fondatore della storica Doctor Dixie Jazz Band, partecipa per il secondo anno all’iniziativa e considera un privilegio il suonare con le promesse del futuro che proponiamo. Il giardino è un luogo di nicchia che nel tempo è diventato sempre più conosciuto e ambito.

 

Giulia Fini, per Bologna Estate