Bianco, rosso e Verdone
(Italia/1981) di Carlo Verdone (109')
Regia: Carlo Verdone. Sceneggiatura: Piero De Bernardi, Leo Benvenuti, Carlo Verdone. Fotografia: Luciano Tovoli. Montaggio: Nino Baragli. Scenografia: Carlo Simi. Musica: Ennio Morricone. Interpreti: Carlo Verdone (Furio/Pasquale/Mimmo), Elena Fabrizi (nonna Teresa), Irina Sanpiter (Magda), Mario Brega (er Principe), Angelo Infanti (corteggiatore di Magda), Milena Vukotic (prostituta), Elisabeth Weiner (la moglie di Pasquale). Produzione: Sergio Leone per Medusa Distribuzione. Durata: 110’
Copia proveniente da Cineteca Italiana Milano
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Bianco, rosso e Verdone nasce chiaramente per bissare il successo di Un sacco bello. [...] Leone mi disse: “Sto film c’ha un errore. ‘Sto marito rompicoglioni! Il pubblico s’incazza quando lo vede. Prenderebbe una sega e gli taglierebbe la testa! Fa venire solo un urto di nervi e basta!”. [...] Oggi, a distanza, quel personaggio, ancor più di Mimmo o di Leo, è forte, per le sue manie e le sue ossessioni. Per la parte della nonna presi Elena Fabrizi, sora Lella, la sorella di Aldo. Ebbi tutti contro, da Sergio Leone a Romano Cardarelli a quelli della Medusa, perché secondo loro era un tipo di romana che non aveva nessuna preparazione, che non avrebbe fatto ridere... insomma, era sbagliata. [...] Io la scelsi perché la incontrai al bar vicino a dove abitavo e mi fece ridere. Quando la vidi, tutta un fagottone, co ‘sta pancia tipica di Campo de’ Fiori, una faccia da vecchia romana come non ce ne sono più, le dissi subito: “Signora Fabrizi, la chiamerò per il mio prossimo film”. Lei mi fissò e mi disse: “Ma non è che me stai a cojona’?”. Quando lo comunicai a Leone, andò su tutte le furie ma poi si dovette arrendere perché capì che era stata uno degli elementi vincenti del film. [...] Se io fossi stato più furbo avrei fatto gli happy end come, senza aprire polemiche, fanno molti miei colleghi. Ma non credo che la mia visione della vita sia così. [...] La vita è una fregatura. Dietro c’è sempre una crepa, un qualcosa che non funziona. E io in questo sono stato molto sincero: ho sempre raccontato le cose come le vedevo io. Fa parte di me questa visione, non dico cinica perché non sono un cinico, triste, un po’ disincantata, qualche volta un po’ malinconica.
Carlo Verdone
La vera rivelazione del film è Pasquale: l’emigrante che da Monaco con la sua Alfa Sud arancione deve raggiungere la nativa Matera per fare il suo dovere di elettore. Pasquale non parla per tutta la pellicola, fino allo sfogo finale [...]. Più discende la penisola e più riscopre l’Italia. [...] Verdone già vede che in quei nascenti anni Ottanta in Italia qualcosa si è incrinato: il Paese inizia a perdere il suo candore, diventando sempre più cinico e arrogante. L’episodio di Mimmo e della nonna, invece, colpisce soprattutto per la sua delicatezza. La naturalezza della recitazione di Elena Fabrizi, solenne matrona romana, fiera, orgogliosa, dura ma infinitamente dolce, lascia una grande impronta in Bianco, rosso e Verdone. Mimmo, giovanotto romano ingenuo e fanciullesco è una sorta di Candido voltairiano. [...] Furio il pazzo, il paranoico, il logorroico, il maniacale è un italiano che in parte esiste ancora oggi. È il ritratto di un impiegato statale, di un piccolo commerciante, di un imprenditore di provincia. Ha distrutto la moglie, distruggerà i figli. [...] Bianco, rosso e Verdone è la storia di tre sconfitte, o meglio di tre cambiamenti. Furio dovrà ricostruire la famiglia senza la moglie; Mimmo è obbligato a crescere e a svezzarsi senza la presenza rassicurante della nonna-matrona; l’animalesco ma genuino Pasquale dovrà cambiare la visione del suo amato paese.
Antonio D’Olivo