attività partigiana e repressione nazifascista
Gli sbirri della polizia politica erano riusciti, a seguito di una delazione, ad identificare la gappista Mimma (Irma Bandiera), che dal mese di marzo faceva parte della 7a Gap, prima donna bolognese ad esservi ammessa. Per quattro giorni le SS e i fascisti si alternarono nella tortura per indurla a confessare tutto quello che sapeva sui suoi compagni, sui loro recapiti, sui loro sistemi di guerra. Visti inutili i loro sforzi, il 13 (agosto 1944) notte decisero di liberarsene, e la portarono ormai agonizzante in via delle Camicie Nere, fra via Sant'Isaia e il Meloncello. Là alcuni militi la finirono a colpi di rivoltella; il suo cadavere fu lasciato sul marciapiede tutto il giorno seguente.
E. Frazzoni, Note di vita partigiana, Bologna, Tamari, 1972, p. 63