Everything Everywhere All at Once
(USA/2022) di Daniel Kwan e Daniel Scheinert (139')
Un'immigrata cinese, non più giovane, viene trascinata in una folle avventura. Solo lei potrà salvare il mondo esplorando altri universi che si collegano alle vite che avrebbe potuto condurre.
- Oscar 2023 come miglior film, miglior regia e miglior sceneggiatura originale a Daniel Kwan e Daniel Scheinert, miglior attrice a Michelle Yeoh, miglior attore non protagonista a Ke Huy Quan, miglior attrice non protagonista a Jamie Lee Curtis, miglior montaggio a Paul Rogers
- Golden Globe 2023 a Michelle Yeoh come miglior attrice in un film commedia o musicale, a Ke Huy Quan come miglior attore non protagonista in un film commedia o musicale
- Premio BAFTA 2023 a Paul Rogers per il miglior montaggio
“Il multiverso è vivo. Più che mai, e anche troppo: abbasso il multiverso! Intendiamoci: ci si diverte un mondo con l’opera seconda dei film & videomaker Daniels, avventurona con un’inedita Michelle Yeoh proprietaria di una lavanderia e ultima speranza dell’universo, minacciato da un villain che ha i mille volti e il cuore spezzato di sua figlia. Ma in questo marasma in cui ogni cosa è ovunque e tutta in una volta, ogni remix, ogni esistenza possibile, alternativa o parallela, è un dolore in più: è la prova di quanto siamo intercambiabili, sostituibili e perciò insignificanti. In questa follia perturbante delle immagini (Satoshi Kon primo nume tutelare, ma ve ne verranno in mente molti altri), per la generazione Z le potenzialità infinite vogliono dire perdita: del valore del presente, del peso delle cose, del desiderio.
Tutto tutto uguale niente niente. Il multiverso è una multinazionale, che omologa e ricicla, come la Disney/Pixar/Marvel, dove Ratatouille è ormai indistinguibile da Rocket Raccoon; e il parco giochi a tutta birra non dissimula la disperazione, né il trauma (e la sua ciclicità, il suo loop) si annulla con uno schiocco di dita (che meravigliosa beffa, gli autori di Avengers: Endgame alla produzione). Come si torna a vedere, e a vivere? Come si combatte il buco nero dell’occhio che divora (così simile all’alieno-camera di Nope)? Con un occhio giocattolo, il terzo occhio taoista, che rovescia il nichilismo assieme alla resistenza gentile dell’amore fra tasse e bucato, neon e una luce in fondo al tunnel: quella del proiettore, quella di un cinema che sa ancora immaginare senza confini.”
Fabia Di Martino, FilmTV
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