26 giugno 2019, 21:45
@ Piazza Maggiore, Bologna

Roma

(Italia-Francia/1972) di Federico Fellini (130')

Regia: Federico Fellini. Soggetto e sceneggiatura: Federico Fellini, Bernardino Zapponi. Fotografia: Giuseppe Rotunno. Montaggio: Ruggero Mastroianni. Scenografia: Danilo Donati. Musica: Nino Rota. Interpreti: Peter Gonzales (Federico Fellini a 18 anni), Fiona Florence (Dolores), Pia De Doses (principessa Domitilla), Marne Maitland (guida alle catacombe), Renato Giovannoli (cardinale Ottaviani), Elisa Mainardi (moglie del farmacista), Galliano Sbarra (presentatore), Norma Giacchero (intervistatrice), Alvaro Vitali (ballerino). Produzione: Turi Vasile per Ultra Film, Les Productions Artistes Associés. DCP
Copia proveniente da Cineteca di Bologna per concessione di Titanus.
Restaurato nel 2019 da Cineteca di Bologna presso il laboratorio L'Immagine Ritrovata.


Che cos'è Roma? A che penso quando sento la parola Roma? Me lo sono spesso domandato. E più o meno lo so. Penso a un faccione rossastro che assomiglia a Sordi, Fabrizi, la Magnani. Un'espressione resa pesante e pensierosa da esigenze gastro-sessuali. Penso a un terreno bruno, melmoso; a un cielo ampio, fasciato, da fondale dell'opera, con colori viola, neri, argento; colori funerei. Ma tutto sommato è un volto confortante. Confortante perché Roma ti permette ogni tipo di speculazione in senso verticale. Roma è una città orizzontale, di acqua e di terra, sdraiata, ed è quindi la piattaforma ideale per dei voli fantastici. (...) Roma è una madre, ed è la madre ideale, perché indifferente.
È una madre che ha troppi figli, e quindi non può dedicarsi a te, non ti chiede nulla, non si aspetta niente. Ti accoglie quando vieni, ti lascia andare quando vai, come il tribunale di Kafka. In questo c'è una saggezza antichissima; africana quasi; preistorica. Sappiamo che Roma è una città carica di storia, ma la sua suggestione sta proprio in un che di preistorico, di primordiale, che appare netto in certe sue prospettive sconfinate e desolate, in certi ruderi che sembrano reperti fossili, ossei come scheletri di mammut... (...) Col suo pancione placentario e il suo aspetto materno evita la nevrosi ma impedisce anche una vera maturazione. Qui non ci sono nevrotici ma nemmeno adulti.
È una città di bambini svogliati, scettici e maleducati; anche un po' deformi, giacché impedire la crescita è innaturale. Anche per questo a Roma c'è un tale attaccamento alla famiglia. Io non ho mai visto una città al mondo dove si parli tanto dei parenti. (...)
Avevo pensato a una Roma scrutata come da uno straniero, una città vicinissima e lontana come un pianeta. Da questa prima idea, quasi senza che me ne accorgessi, s'è sviluppato col tempo il progetto del film attuale. E adesso che il film è finito, non so proprio se risponda o no all'ispirazione iniziale. No, non so proprio dirlo. (...) Sono rimaste fuori parecchie cose della sceneggiatura. Volevamo fare una sequenza sulla circolare notturna, una sulla partita Roma-Lazio, con il tifoso che ha perso la scommessa e deve immergersi nella fontana di piazza degli Eroi... Una sequenza sulle donne di Roma; una sul Ponentino e sulle nuvole... Sono rimaste fuori. Soprattutto è rimasta fuori la sequenza sul cimitero del Verano.(...) Anche nel camposanto, Roma mantiene il suo aspetto di grande appartamento nel quale puoi passeggiare in pigiama, ciabattando. Ma questa sequenza non l'ho più girata. Comunque, nel film c'è ugualmente l'aspetto di quell'immenso cimitero, brulicante di vita che è Roma. (Federico Fellini)


Lingua originale con sottotitoli