9 agosto 2019, 21:30
@ Piazza Maggiore, Bologna

Matrimonio all'italiana

(Italia-Francia/1964) di Vittorio De Sica (104')

Regia: Vittorio De Sica. Soggetto: dalla pièce Filumena Marturano di Eduardo De Filippo. Sceneggiatura: Renato Castellani, Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Tonino Guerra. Fotografia: Roberto Gerardi. Montaggio: Adriana Novelli. Scenografia: Carlo Egidi. Musica: Armando Trovajoli. Interpreti: Sophia Loren (Filumena Marturano), Marcello Mastroianni (Domenico Soriano), Aldo Puglisi (Alfredo), Tecla Scarano (Rosalia), Generoso Cortini (Michele), Vito Morriconi (Riccardo), Gianni Ridolfi (Umberto), Marilù Tolo (Diana). Produzione: Carlo Ponti per Compagnia Cinematografica Champion, Les Films Concordia. Durata: 102'
 

Nel 1964 De Sica torna a Napoli per girare un film tratto dall'opera più celebre di Eduardo De Filippo, la sua "creatura più cara", già molto rappresentata in giro per il mondo (a Parigi da Valentine Tessier, a New York da Katy Jurado) - per non dire delle migliaia di repliche sui palcoscenici italiani, protagoniste prima una leggendaria Titina, sorella di Eduardo, poi Regina Bianchi. Preferisce tuttavia (o non può, o non osa) non intitolare il film Filumena Marturano. Del resto, Eduardo viene interpellato per la sceneggiatura, ma subito sparisce; all'opera si accinge una pattuglia dei soliti noti che hanno dato gloria al recente cinema italiano, e che rimodulano i tre atti della commedia in una scansione di flashback. Il titolo scelto è appunto Matrimonio all'italiana: ammicca, si traduce bene, ribilancia il peso dei divi. Sophia e Marcello sono all'apogeo della carriera, in un turbinio di Oscar e glamour, freschi della scena di spogliarello che lo stesso De Sica ha orchestrato per loro in Ieri, oggi e domani. Anche sui manifesti di Matrimonio all'italiana, non a caso, Sophia ride spavalda e in negligé. La sfida evidente è trasformare questa Loren, spettacolare e trentenne, nella consumata e drammatica Filumena. Per Mastroianni è più semplice: reinventa Domenico Soriano in chiave di gaglioffo amabile, galleggia da par suo sulla capacità di seduzione che in Eduardo era solo presunta o già sepolta. In un solo momento è davvero sordido. Ammette Filumena nella propria casa, e brutalmente le fa capire che è solo per far da serva alla vecchia madre, fino alle incombenze più umili. Lei accetta: senza rassegnazione, con scherno amaro verso se stessa e l'uomo da cui non può staccarsi. Sophia Loren è lì, la bellezza comunque imprescindibile, ma è come se il suo corpo assorbisse lo squallore di queste stanze, la loro muffa, il loro odore. Rende tutto palpabile, e si guadagna il diritto a essere Filumena Marturano, alla commedia dell'amore umiliato e della maternità scaltra, ai "figglie nun se pàvano" e a tutto il resto. Bel lavoro d'attrice, di direzione d'attrice e di scenografia. I set di Carlo Egidi sono tra le cose più pregevoli del film, gli ambienti del dopoguerra piccolo-borghese di Eduardo diventano interni fatiscenti, cavernosi, percorsi da un senso di disfacimento. Intorno, Napoli aggiornata al 1964 appare un luogo estraneo e involgarito: e infatti qua e là si canticchiano distrattamente le strofe nostalgiche di Munasterio ‘e Santa Chiara ("penz' a Napule cum'e ra..."). Alla fine troviamo i due alle falde del Vesuvio, in un paesaggio grigio, in una scena che ha non poco di assurdo: due vecchi amanti, che hanno avuto tutta la vita per disgustarsi a vicenda, cedono a un improvviso quanto improbabile riaccendersi del desiderio. Eppure in questo incongruo avvinghiarsi, così smaccatamente italian-international style (Carlo Ponti produce e sorveglia), De Sica, che è artista grande non meno che lucido uomo di spettacolo, fa esplodere il senso delle eduardiane "vite scaraventate l'una contro l'altra".

(Paola Cristalli)

Versione originale con sottotitoli inglesi